Paymeabit, il mi piace che ti paga

L’era social sta cambiando, il fenomeno monetario sta cambiando. Mettete insieme la vostra voglia di scrivere e la voglia di avere dei like in moneta : ecco che nasce paymeabit. Bitcoin sta davvero proseguendo in corsa, abbattendo frontiere e conquistando la fiducia di tantissimi utenti. Ma credere o non credere a bitcoin con paymeabit è solo una scelta. Basteranno 10 euro per avere una montagna di bits (sottounità di bitcoin …. Come se parlassimo di centesimi di euro) e poter tippare i post che più vi piacciono,proprio come su facebook, ma se il vostro post è davvero interessante più che centinaia di like, guadagnerete bits!

Per chi ancora non sa, è inesperto, ma vorrebbe provare bitcoin in qualche modo, paymeabit è una buona decisione.  

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Ma non è l’unica ragione per cui andrebbe sperimentata questa nuova piattaforma. Luigi Angotzi, growth hacker di paymeabit.com, spiega perché:

 

“L’analisi che abbiamo fatto ha dimostrato che i contenuti online possono essere suddivisi in due categorie principali: notizie e informazioni di carattere generale, che sono abbondanti su Internet, gratuitamente, e per i quali gli utenti non sono disposti a pagare.

Tuttavia, vi è una seconda categoria di contenuti: approfondimenti, analisi, risposte a particolari esigenze che gli utenti sono disposti a pagare purché gli importi siano ragionevolmente bassi.

Paymeabit vuole consentire agli utenti di offrire tali contenuti attraverso una piattaforma semplice, dove – oltre alla opzione “acquisto” – potrebbe anche essere presente una piccola punta che offre la possibilità di inviare suggerimenti e lasciando commenti nello stesso modo, abbiamo avuto modo di vedere come i trasferimenti di valore diventano facile e generano un flusso di micropagamenti tra gli utenti che sono i consumatori e creatori di contenuti “.

 

Ma perché scegliere proprio Paymeabit e non altre piattaforma come steem?

“Paymeabit è una piattaforma che rispecchia la filosofia di base del Bitcoin, cioè: disintermediazione e decentralizzazione.
Ogni autore di un post (free o premium) verrà remunerato direttamente da chi visualizza il contenuto.
Tutto questo avviene senza intermediari, a differenza di Steemit in cui un organismo centrale decide quanto pagare i content creator.
La nostra soluzione è migliore perché consente di remunerare direttamente l’utente senza vincoli di nessun genere.
Questa possibilità rappresenta una forma di libertà che non si era mai vista prima e garantisce alle grandi firme del giornalismo di poter scrivere un articolo senza l’obbligo di dover rispettare una linea editoriale.
I loro articoli saranno pagati dagli utenti che gli riconosco una buona dose di libertà e quindi di verità ed autorevolezza.
Questo discorso vale per tutti i content creator, se trovano il target giusto di utenti questi li sosterranno con i loro tip ed acquisti.

Inoltre Paymeabit fa uso esclusivamente di bitcoin!
Attualmente è la criptovaluta più diffusa e con il valore più elevato.”

 

Ma perché credere proprio in bitcoin?

Bitcoin è l’origine, la cripto valuta con maggiore stabilità, più affidabilità, ciò che permette alle altre cripto valute di nascere. Ha il valore più alto, è la più sviluppata ed è la valuta su cui si fondano le piattaforme più serie. Ecco perché paymeabit sará la vostra nuova realtà social.

 

Bitcoin, moneta o valuta?

 

Moneta, valuta, mezzo di scambio. Quando qualcosa esiste, ma non è definibile, molto spesso finisce per accorpare in sé una molteplicità di caratteristiche che non trovano soluzione in una banale definizione.

Bitcoin è quel seducente tutto e niente.

È una moneta? Moneta è un’entità, concreta o astratta, a cui vengono riconosciute funzioni di strumento di pagamento, di unità di conto, di riserva di valore. Priva di valore intrinseco, viene definita legale o a corso legale quando il riconoscimento della sua funzione di mezzo di pagamento è garantito dalla legge. Con il termine moneta si designa anche l’insieme delle monete coniate e delle banconote emesse, vale a dire di tutto ciò che in un sistema è per legge atto a soddisfare obbligazioni di pagamento.

Ora analizzando questi primi punti, possiamo dire che bitcoin è un’entità astratta che funge da strumento di pagamento, unità di conto e riserva di valore.

Non è riconosciuta come moneta a corso legale, ma la sua funzione di pagamento e il “tutto ciò che è atto a soddisfare obbligazioni di pagamento” è garantito dalla legge:

“Le parti possono liberamente determinare il contenuto del contratto nei limiti imposti dalla legge… “ art.1322 c.c.

Allora bitcon è una moneta!

 

Ma è anche una valuta?

La valuta, dice Treccani, è il “valore economico di un oggetto ragguagliato in denaro”. Bitcoin è ragguagliato ormai in ogni moneta a corso legale. Quanto vale un bitcoin? 600euro, 660 dollari …. E se pensiamo che c’è stata una sentenza poco tempo fa che assimilava bitcoin alle valute estere…. Forse tutti i torti non li abbiamo.

 

E il mezzo di scambio?

Ritorniamo sull’autonomia negoziale. Da quand’ è nata l’economia col baratto fino alla moneta elettronica, cosa può NON definirsi mezzo di scambio.

 

Ma il nodo centrale è come si può parlare di un qualcosa per giunta attribuendogli valore in senso economico se ancora non viene definito neppure come bene? Eppure esiste. Cos’è un bene? Quella cosa che possa essere oggetto di diritto, soddisfi le necessità dell’uomo. Si tratta di utilità. Bitcoin soddisfa le necessità dell’uomo su molteplici punti: sicurezza, immediatezza, mezzo di scambio sempre più esteso che darebbe speranza all’ utopica speranza di Scaruffi di creare una moneta mondiale. È una cosa? Cose sono anche le opere di ingegno. Bitcoin è un’opera di ingegno? È la creazione (migliore) di un sistema tecnologico che ha insita la caratteristica di innovazione e comunque sia è sì un’opera creativa che ricerca il nuovo. Bitcoin è una cosa. Bitcoin è un bene. Bitcoin è un bene più bene di tutti i beni. Un bene è qualcosa di limitato. L’euro è limitato? No. Eppure ha pieno riconoscimento e corso legale nel nostro ordinamento. Bitcoin è limitato? Sì. 21 milioni. Solo 21 milioni. Non uno di più. Non un cambiamento di idee. Eppure bitcoin è un bene? “le faremo sapere”.

 

Ma può aspettarsi la risposta da una legge, quando la legge siamo noi? Abbiamo la libertà di decidere se accettare o no un pezzo di pane in cambio di un abito, abbiamo la libertà di accettare un bitcoin al posto di 600 euro. Abbiamo la libertà di volerne di più e quel bitcoin potrebbe diventare 660 euro. Abbiamo diritto alla sicurezza e alla libertà. Abbiamo il potere di dare valore a qualcosa acquistandolo o non acquistandolo più. Ecco che bitcoin è semplicemente un mezzo di scambio, bitcoin è la libertà di decidere, è l’autonomia negoziale. Definire bitcoin quando anche un pezzo di legno ha un valore economico, è un bene ed è un mezzo di scambio, è futile. Bitcoin esiste. È nelle menti, è negli hardware. Circola, cresce, decresce. E come ogni moneta, più di ogni moneta, è intoccabile per mantenere un equilibrio nel mercato (parola di Eba).
Allora bitcoin cos’è? Bitcoin è semplicemente più.

Quando la colpa non è nostra…

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A due anni di distanza, è ancora molto attuale il dibattito sulla credibilità del bitcoin a seguito del fallimento della MtGox, la più semplicemente conosciuta banca dei bitcoin.

A quanto pare, lo stesso Giappone facendo ancora leva su questa mancanza di fiducia da parte degli operatori del mercato, ha lanciato una nuova moneta totalmente ispirata al bitcoin: la mufg coin. Ma di questo ne parleremo nel prossimo articolo.

Il primo punto da cui partire è proprio ciò che ha permesso il fallimento dell’allora più amata piattaforma di exchange: la speculazione.
Speculare in economia è un gioco. Un gioco non facile, ma prudente un po come giocare col fuoco. Puoi farlo, ma se sbagli ti bruci. In termini economici, questa speculazione avviene molto semplicemente attraverso un moltiplicatore creato dalla riserva frazionaria. Non vi spaventate, ora capiremo meglio.

Quando depositate un certo numero di bitcoin su un exchange, questo deposito viene registrato sulla blockchain, il libro mastro. Deposito registrato.
Quando effettuerete le vostre transazioni grazie all’exchange, quelle transazioni non saranno registrate sulla blockchain, ma SOLO sulla piattaforma (exchange). Allora capirete che se depositate 100 bitcoin e ne spendete 50 non avrete tolto 50 bitcoin dalla blockchain, ma dall’exchange e saranno così in circolo 150 bitcoin non gestiti da voi, bensì dall’exchange. Questo si chiama moltiplicatore. Ora il settore blockchain – bitcoin sappiamo che è deregolamentato per cui non si può imporre all’exchange una riserva frazionaria del 2% come per le banche, ma gli exchange useranno questa riserva frazionaria a loro piacimento e per ipotesi, potrebbe essere anche al 50%. Di che parliamo quando parliamo di riserva frazionaria? In senso spicciolo possiamo dire che altro non è che l’importo che l’exchange decide di tenere sulla piattaforma nel caso in cui i suoi utenti richiedano di prelevare. Spieghiamoci. Quando depositiamo 100, viene registrato sulla blockchain. Quando preleviamo viene registrato sulla blockchain e l’exchange fa sempre da intermediario. Ora, una volta avvenuto il deposito, l’exchange studierà i suoi utenti e sa che MAI dovrà adempiere a prelievi di tutti i suoi utenti in contemporanea. Ecco come nasce e cosè la riserva frazionaria.

Con la MtGox, Mark Karpeles che controllava la piattaforma contro ogni logica Satoshi, abusò della riserva frazionaria al punto da non permettere più nemmeno i prelievi in tempi di vacche magre. Spostando un capitale di 1000000 bitcoin sul suo conto e trovandone casualmente 200000 in un portfolio, risulta difficile credere che la colpa sia del bitcoin e non della persona.

Si dirà che il bitcoin ha permesso questo passaggio tanto che ancora non è certa l’accusa di appropriazione indebita, che fino ad estate 2015 Kerpeles era indagato, ma c’era anche l’ipotesi che ci fosse stato un hacker a derubare la piattaforma. Ma se fosse tutta colpa del bitcoin, le menti che si ingegnano sugli spostamenti di cifre su propri conti, non dovrebbero aver mai attaccato le comuni banche. Il bitcoin è in realtà molto più sicuro rispetto ad altre monete perché finché si muove su un sistema peer to peer, è interesse degli stessi utenti (tra cui hacker) che la moneta continui ad esistere proprio per non sottostare alla manipolazione statale e bancaria, quando invece l’hacker o il Ceo di qualsiasi exchange decida di aggredire la piattaforma, il problema è la poca sicurezza della piattaforma, la poca trasparenza della piattaforma e soprattutto il controllo dell’exchanger (nel caso di specie Karpeles). Sicchè si può dire che la mancanza di fiducia non dovrebbe essere nel bitcoin, ma nell’exchange. Non è inaffidabile la moneta, ma là dove avviene il deposito della moneta, esattamente come succede per le banche.

Quindi, se proprio vogliamo recriminare una colpa, di certo possiamo dire che la colpa è tutta dell’ignoranza degli utenti che si sono affidati alla MtGox in tempi in cui già si sapeva che il prezzo era gonfiato oltre il 10% rispetto al reale e della mancata prudenza o troppa furbizia del Ceo della MtGox.

Diffusione del bitcoin

di Umberto Tarantino*

“Attualmente è possibile comprare qualsiasi cosa con i bitcoin e trasferirli è facile come mandare un’email”. Così affermano nel loro più celebre video Youtube gli autori di WeUseCoins, a cui va riconosciuto il merito di aver pubblicato il primo video esplicativo sul Bitcoin, da sempre il più visto tra tutti i video contenenti la parola “bitcoin” nel titolo.
Nello stesso video gli autori esprimono un altro concetto, ampiamente condiviso da chi ha capito le potenzialità della criptovaluta: “il Bitcoin sta cambiando la finanza nello stesso modo in cui Internet ha cambiato l’editoria”.
In effetti, così come internet nell’ultimo decennio ha rivoluzionato il modo di comunicare, allo stesso modo il Bitcoin sta reinventando il modo di effettuare e ricevere pagamenti.

La nascita di community e la creazione di servizi e applicazioni dedicate alla diffusione della criptovaluta hanno favorito, nel corso degli ultimi anni, la sua diffusione e il suo utilizzo. Non solo “early adopters”, ma sempre più utenti, tra cui accademici e imprenditori, hanno abbracciato la filosofia e colto l’innovazione alla base del Bitcoin.
Ogni giorno nel mondo vengono effettuate oltre 200 mila transazioni e si contano oltre 15 milioni di unità di bitcoin in circolazione, aventi un valore di mercato totale di circa 7 miliardi di dollari.

Numero di transazioni bitcoin per giorno

 

Se da un lato una piccola parte di questa crescita è riconducibile a criminali che sfruttano lo pseudo-anonimato per comprare e vendere droga e armi nella parte nascosta di internet (deep web), dall’altro ci sono sempre più utenti che apprezzano le qualità di un sistema di pagamento libero. Il sistema ha anche catturato l’interesse di istituti finanziari come la JP Morgan Chase, la quale pensa di poter semplificare, grazie alla tecnologia del Bitcoin, l’elaborazione dei loro pagamenti interni e tagliare i costi sulle transazioni internazionali.

A livello mediatico il Bitcoin non gode di una buona reputazione o in generale non ispira molta fiducia, anche perché non viene presentato da un punto di vista tecnico, per ovvie ragioni di fruibilità sui media tradizionali. In sostanza la scarsa fiducia è dovuta alla mancanza di conoscenza dell’algoritmo matematico che permette al Bitcoin di funzionare. Sui media spesso viene accostato a notizie che riguardano attività criminali legate al deep web, che suscitano sempre scalpore tra la gente comune, oppure più semplicemente, viene demonizzato perché offrirebbe una possibilità di anonimato per evasori o persone, che per qualche motivo, vogliono nascondere la propria identità o rendere difficilmente rintracciabile i loro movimenti finanziari.
Il Bitcoin non è uno strumento nato per droga e riciclaggio, si tratta di notizie ad effetto diffuse dalle TV e dalle testate giornalistiche per catturare l’attenzione. D’altronde non godeva di buona fama nemmeno Internet, quando alla fine degli anni ’90, entrava gradualmente nella vita di molte persone.

Un altro aspetto che potrebbe spaventare i potenziali utilizzatori del bitcoin, è la fluttuazione del suo valore. Essa deriva dal fatto che non ci sono, e non è previsto che ci siano, degli stati o delle organizzazioni che possono garantire che effettivamente il valore dei bitcoin scambiati venga mantenuto nel tempo.

Bitcoin è l’accumulo di talento, duro lavoro e dedizione delle persone che sviluppano e mantengono il protocollo, delle persone che costruiscono industrie intorno ad esso, dei commercianti e dei consumatori che utilizzano il protocollo Bitcoin nella loro vita quotidiana, e di coloro che lo promuovono e lo proteggono; più persone diventano parte della comunità Bitcoin, più il valore del sistema aumenta.

 

Se questa caratteristica da un lato può allontanare le persone comuni dal Bitcoin, dall’altro lato avvicina gli speculatori e gli amanti degli investimenti ad alto rischio, secondo i quali il Bitcoin è soltanto uno strumento economico speculativo.

Il Bitcoin, come dimostrato ampiamente finora, è del tutto resiliente alle notizie negative che lo riguardano, che non possono oscurare gli aspetti positivi. I vantaggi della criptovaluta, come la decentralizzazione, la sicurezza, la velocità di trasmissione, i costi bassissimi e l’irreversibilità dei pagamenti, hanno incuriosito sempre più utenti di Internet e avvicinato sempre più persone, tra cui titolari di attività commerciali o liberi professionisti. Un esempio di business molto semplice con il Bitcoin, ovvero che richiede poca o nessuna conoscenza delle regole matematiche alla base della criptovaluta, è proprio quello di cominciare ad accettare pagamenti in bitcoin.
Sempre più merchant di ogni tipo hanno colto i vantaggi pratici del bitcoin: non costa nulla, è facile cominciare ad accettarli, non sono possibili chargeback e non bisogna sostenere costi di intermediazione, come tasse o commissioni fisse considerevoli, che di solito sono applicate dalle banche o altri intermediari.
L’utilizzo della criptovaluta non ha coinvolto soltanto shop on-line o fornitori di servizi sul web, per i quali l’adozione è sicuramente più facile e immediata, ma lentamente è uscita dai confini del web e ha cominciato a coinvolgere anche i negozi “su strada”, i quali tramite wallet o servizi intermediari di cambio valuta, hanno scelto, per convenienza o per passione, di accettare pagamenti in bitcoin.

La crescente diffusione della criptovaluta ha determinato anche l’invenzione di un nuovo dispositivo, l’ATM Bitcoin (BATM), che è una sorta di bancomat che permette di prelevare bitcoin in cambio di valuta fiat (e in alcuni modelli di effettuare anche l’operazione inversa), la cui diffusione procede di fianco a quella delle attività commerciali.
Oggi nel mondo si contano oltre 7000 attività che accettano bitcoin e più di500 ATM, di cui circa il 5,5% in Italia.

Numero dei merchant nel mondo(compresi gli ATM) che accettano bitcoin

Numero dei merchant nel mondo(compresi gli ATM) che accettano bitcoin

Tale percentuale è molto significativa perché costituisce per l’Italia il terzo posto nell’elenco delle nazioni con più merchant bitcoin. Questa posizione assume un significato ancora più importante se si considera che nelle prime due ci sono Stati Uniti e Canada, due nazioni con un enorme estensione territoriale e storicamente una maggiore propensione alle nuove tecnologie.
Sul territorio italiano attualmente sono quasi 400 gli esercenti che hanno adottato il bitcoin tra le modalità di pagamento. Sempre più titolari di attività commerciali e venditori di qualsiasi servizio accettano bitcoin oltre ai metodi tradizionali, come contanti e carte di credito.
La scelta di accettare bitcoin da parte di negozi e attività di ogni genere, si è rivelata essere anche un ottimo modo per farsi notare e produrre interesse verso la propria attività commerciale, ottenendo in questo modo una visibilità aggiuntiva e un’ulteriore vetrina su internet, attraverso siti e app che raccolgono e censiscono i negozi fisici (non shop on-line) che accettano bitcoin nel mondo.

*co-founder di Blockchain Education Network Italia e creatore di QuiBitcoin

L’irreversibilità del bitcoin, un bene o un male?

di Marzia Minieri*

Stando ai lettori già più addentrati, non spiegheremo che tutti i progetti generati dal bitcoin hanno come conditio sine qua non l’irreversibilità.

Qual mistero si cela sotto quest’ampia certezza che permette transazioni senza recessioni?

bitcoin-hand-dropAbbiamo vissuto generazioni piene di speculazioni e leggi ricche di diritti al recesso, fraintese volontà, incontrastabili violenze psicologiche che sfociano in nullità contrattuali ed ora sembra quasi che anni di “battaglie” per ottenere il riconoscimento di tutti questi diritti, vogliano venir meno con l’irreversibilità del bitcoin.

Irreversibile non è altro che la certezza assoluta dell’atto che si sta compiendo, una certezza che non può eclissarsi in alcun modo quando stipuliamo un contratto, effettuiamo una transazione e via dicendo, insomma la massima espressione della volontà delle parti.

Proprio il ritrovarsi di fronte ad un così radicato concetto di volontà, fa sorgere dubbi in relazione alla sua attendibilità. Spieghiamoci. La possibilità di fare un passo indietro è ben tutelata dalla legge italiana eppure questa stessa legge ci chiede di non essere ignari di fronte ad essa, per voler essere più astratti (ci sarebbe da dire che “pochi anni fa” il matrimonio era un atto irreversibile, poi è stato legalizzato il divorzio). L’irreversibilità è un concetto che non nasce con la criptomoneta, ma la criptomoneta la mette in atto e come ogni forte imposizione par debba diventare un difetto colossale. Ebbene, fatta una transazione non possiamo tornare indietro e non è forse un bene l’aver cognizione assoluta dell’azione che si sta compiendo? Non è forse un pregio “accessorio” per la democraticità a cui si ispira l’intero sistema?

Qualcuno ha ribattuto che possono esserci delle pecche nell’irreversibilitá dal momento che oltre i casi succitati, esiste il problema più moderno dei ransomware …. Sembra quasi che si voglia giustificare la disattenzione, la mancata prevenzione classica delle mentalità “sane” della nostra comunità ed ancor di più che si voglia sorvolare sulle lacune (volontarie e puntuali) della nostra giurisprudenza.

Ed allora vien da chiedersi in conclusione se non si possa intravedere più un invito a smuovere le menti piuttosto che tediare quelle di chi crede e ci lavora su quei valori assoluti antichi che ancora possono rivoluzionare il sistema.

*Laurenda nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli con una tesi sui bitcoin.